La Grande Boffe, sui suoli italici La grande abbuffata, classe ’73, è eccezionale sotto molti profili.

Infatti attraverso uno sfondo culinario esaltante, racconta di passioni castrate, inespresse o esasperate, talmente potenti da risultare violente e ingovernabili.

I quattro protagonisti, stessi nomi degli attori decidono di perdersi e morire scientemente, per mezzo di quella, tra tutte le voglie, che li accomuna, offrendo loro la possibilità di lasciare le ambasce terrene coltivando una logorante devianza ma senza deviazioni.

In loro aiuto giunge tra l’altro la formosa e bellissima maestra Andréa che osserva, comprende e li aiuta nell’intento, senza giudizi: anima morbida, materna ed erotica tra le cui carezze morirà l’ultimo dei quattro: diabetico Philippe (Noiret), castrato dall’ossessione protettiva e incestuosa della balia, capitolerà dopo aver mangiato un dolce a forma di seno femminile cucinato proprio da Andréa.

Marcello (immenso Mastroianni), erotomane pilota Alitalia, giunge baldanzoso e carico di forme di Parmigiano Reggiano, scaricate da splendide hostess- ancelle nella prima scena. Con la medesima baldanza muore per primo pilotando una Bugatti in una notte di bufera, mettendo così fine alla tortura di una vita dissoluta, preda di una libido uccisa proprio dalla folle abbuffata.

Lo chef Ugo (Tognazzi) confezionerà da sé il piatto che segnerà la dipartita.

Una meraviglia estetica tipicamente francofona a base di tre tipi di fegato: che dire, la cucina francese è una mano divina per la vita e per la morte. L’unico margine di miglioramento sarebbe quello che potrebbe portarla ad essere simile a quella italiana. Ma è bene non divagare animando un conflitto tra un paese civile e un altro paese civile ad oggi ancora privo di bidè.

Comunque, tornando ai nostri eroi, non si dimentichi Michel (Piccoli). Produttore effemminato, divorziato e stanco di una monotonia schiacciante dalla quale nemmeno la danza, unico passatempo che gli arreca una qualche forma di gioia, riesce a distrarlo. Ed è proprio di noia che sembra morire, stramazzando su un terrazzo gonfio e incapace di muoversi dalla propria condizione: proprio come in vita in fondo.

E le donne, così come piatti di portata, vengono servite anche loro, in un valzer imperfetto: hostess, prostitute – lesbiche e non – invadenti (balia).

Le donne come il cibo arrivano e se ne vanno, lasciando ombre di indifferenza o, peggio, un pesantissimo ricordo di un tempo che era con cui aver a che fare.

Solo Andréa resta: solo lei che incarna un tutto perfettibile mancato ad ognuno di loro.

Alla fine della grande abbuffata arriveranno i cani affamati, in giro per il giardino costellato di carni appese.

Uno sfondo macabro alleggerito dalle carezze di Andréa e dalla sottile convinzione, negli occhi di chi guarda, del fatto che la morte, scelta e goduta appieno, sia stata migliore di una vita vissuta senza il gusto necessario.

 

La Grande Abbuffata è un film sul piacere che può essere letto in moltissimi modi: chi ne ricava uno specchio di degrado morale e chi una celebrazione dell’uomo che in fondo, vince la partita.

Propendo per la seconda, perché dal mio punto di vista prevale l’aspetto della scelta rispetto a quello della resa.

I protagonisti sono consapevoli del loro essere in balia del mare e decidono di annegarci dentro alla loro maniera, perché sopravvivere è diventato insopportabile.

Loro sono quelli che muoiono di troppo e di niente cullati dalle braccia dell’unica donna che se ci fosse stata avrebbe fatto la differenza.

Un film indimenticabile.

Valeria Munari per SaporOsare

 

PATÈ DE CANARD su ricetta di Ugo Tognazzi

Ingredienti

  • 1 anatra di circa 1 Kg
  • 200 gr di pancetta
  • 300 gr di carne di maiale
  • 250 ml di vino liquoroso (Porto, Madera o Marsala)
  • 1/2 bicchiere di vino bianco secco
  • 2 bicchieri di cognac o brandy
  • 4 fegatini di pollo
  • 1 dado per brodo
  • qualche fogliolina di timo
  • 1 carota
  • 1 foglia di alloro
  • 1 tartufo nero
  • 1 barattolo di fegato d’oca da 50 grammi
  • 1 uovo
  • sale e pepe q.b.

INGREDIENTI PER LA PASTA DEL PATÈ:

  • 300 gr di farina
  • 200 gr di burro
  • 2 uova
  • sale q.b.
  • acqua

INGREDIENTI PER 1/2 LITRO DI GELATINA:

  • 7 foglietti di colla di pesce
  • 50 cl di acqua fredda
  • 1 cucchiaio di estratto di carne
  • 2 cucchiai di vino marsala secco
  • 4 grani di pepe
  • sale

Istruzioni

PREPARAZIONE DELLA GELATINA:

  1. Lasciate ammorbidire i foglietti di colla di pesce in acqua per 15 minuti, strizzateli e metteteli in una casseruola con acqua fredda, sale, pepe, l’estratto di carne e sbattete con una frusta. Ponete la casseruola su fuoco molto basso e sempre sbattendo portate a ebollizione. Coprite e lasciate sobbollire per 5 minuti. Filtrate la gelatina attraverso un setaccio molto fine e lasciate raffreddare a temperatura ambiente.

PREPARAZIONE DEL PATE:

  1. Disossate l’anatra, ponete le ossa in una casseruola e la carne spezzettata dell’anatra in una ciotola. In un’altra ciotola mettete i petti che avrete tolto all’anatra disossata, il fegato d’anatra, i fegatini di pollo con la metà del vino liquoroso, 1 bicchiere di cognac e fate marinare tutta la notte. Nella ciotola dove c’è l’anatra aggiungere la carne di maiale, la pancetta tagliata a cubetti, il timo, l’alloro poi cospargete di vino bianco, il resto del vino liquoroso, il resto del cognac e lasciate ugualmente marinare per l’intera notte. Il giorno dopo preparate il brodo con le ossa dell’anatra, la carota, il dado da brodo, il sale e il pepe, ricoprite d’acqua e fate bollire per circa tre ore a fuoco basso. Se è necessario aggiungete altra acqua durante la cottura. Dovrà risultare alla fine un brodo molto ristretto.

  2. Nel frattempo preparate la pasta facendo una sfoglia con la farina, due uova, il burro fuso, il sale e un po’ d’acqua. Rendete omogeneo l’impasto, formate una palla e fatelo riposare in un canovaccio umido per circa tre ore. Prendete la carne di anatra e di maiale ridotta a pezzi e passatela due volte al tritacarne, poi mettetela in un tegame e aggiungete un poco di brodo passato al setaccio. Stendete la sfoglia di pasta e con questa foderate la base e le pareti di uno stampo rettangolare, dal bordo apribile, facendo fuoriuscire la pasta di un centimetro oltre il bordo. Preparate un’altra sfoglia rettangolare che vi servirà per coprire il paté. Ricoprite ora il fondo dello stampo con uno strato di carne tritata sopra il quale metterete i filetti di petto d’anatra, il fegato d’anatra e i fegatelli di pollo scolati dalla marinata e infine aggiungete il resto della carne macinata. Ricoprite con la sfoglia saldando i bordi e praticate un foro di sfogo sulla superficie nel quale inserirete un piccolo imbuto di alluminio per evitare che si possa richiudere durante la cottura. Sbattete un uovo e ricoprite la superficie della pasta, poi mettete lo stampo in forno preriscaldato a 150°C e fate cuocere per un’ora controllando di tanto in tanto che la crosta non bruci. Se necessario abbassate il calore del forno e prolungate la cottura. Prima di aprire lo stampo fate raffreddare il paté, poi attraverso il foro lasciato in superficie, versate la gelatina mescolata con un po’ di vino liquoroso e mettete in frigo per almeno 3 ore. Estraete dal frigo il paté mezz’ora prima di portare in tavola e accompagnate con pane tostato, riccioli di burro, qualche foglia di insalata, olive etc.


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