Impasta. Riempi. Chiudi. Repeat. I passaggi sono semplici per creare il cappelletto, ma solo in apparenza. In realtà, c’è tutta una tradizione di gesti e modalità per tramandare l’arte della lavorazione e della piegatura del cappelletto che grazie al progetto di due creativi, Giovanni Di Raimo e Vanessa Ramadan, è molto più accessibile di quel che sembra. Anche ai profani.
Il progetto ideato da Giovanni e Vanessa, infatti, ha un nome che è piuttosto un manifesto: Save the Caplét. Un salvataggio non da poco, ma nato in circostanze piacevoli: “Il progetto nasce come molte buone idee, ovvero a tavola con un bicchiere di vino! Si discuteva sulla possibilità di preservare certe tradizioni proprie del nostro territorio, e ci siamo accorti che mancava un corso su un tema a noi molto caro, il cappelletto. Ci siamo quasi sentiti in dovere di colmare la lacuna.”
Ma quando inizia esattamente? “Il primo “Save the Caplét” lo abbiamo organizzato nel novembre del 2017, ed è stato un tale successo che abbiamo dovuto subito metterci ad organizzare nuove edizioni del corso. Successivamente poi abbiamo ampliato il progetto, proponendo corsi ed eventi incentrati anche su altre tipicità di Reggio Emilia, quali tortelli, erbazzone, gnocco fritto e lambrusco: il tutto sotto il brand Zdora.”
Preservare la tradizione attraverso comunicazione e workshop non è semplice: serve qualcosa per tenere in equilibrio tutto quanto. Ma è il background di Giovanni e Vanessa a regalare loro un piccolo vantaggio. “Tutto parte dalla comunicazione: il mondo a cui apparteniamo è quello, ed è fondamentale veicolare la nostra idea di “salvataggio” della tradizione nel modo giusto. Volevamo proporre le ricette e le atmosfere delle nostre nonne in una veste contemporanea, anche per avvicinare il maggior numero possibile di persone alla tradizione. Durante i corsi, dobbiamo dire, tutto si incastra perfettamente: la nostra immagine, le parole e la saggezza delle zdore, le mani dei partecipanti. Forse è proprio il cappelletto il fulcro che permette a tutto di stare in equilibrio.”
I feedback dei corsi che cosa raccontano? “C’è una grande voglia di “sporcarsi di farina”. Tutte le persone che partecipano ai nostri corsi vogliono ritrovare qualcosa che hanno vissuto, o di cui hanno sentito parlare: una certa atmosfera “di casa”. Da quando abbiamo iniziato abbiamo notato una grande partecipazione attiva, un grande interesse, cosa che ci fa molto piacere. In molti poi vogliono rimanere in contatto con le zdore insegnanti, vero e proprio motore e fulcro delle serate.”
Un’esperienza ricchissima da cui è nato un libro. “Innanzitutto dobbiamo ringraziare Aliberti, il nostro editore: dopo aver letto di noi sul giornale ci ha contattati e ci ha chiesto di raccontare la nostra storia. Non ci abbiamo dovuto pensare molto, abbiamo iniziato subito a scrivere. Nel libro sono confluite molte cose, tutte chiaramente a tema cappelletto. Abbiamo raccontato la nascita dell’idea, il modo in cui ci è venuto in mente un modo nuovo di proporre la tradizione. Ci sono le parole delle zdore che abbiamo incontrato: aneddoti, racconti e consigli, piccoli segreti che hanno affinato in anni ed anni di “mani in pasta”… c’è anche, ovviamente, la ricetta!”
E dall’esperienza nascono i progetti per il prossimo futuro. “Esporteremo il format anche al di fuori del territorio Reggiano, ovviamente portando le nostre zdore in trasferta! Abbiamo in programma di lanciare un corso di Team Building per le aziende: la dinamica di preparazione del cappelletto è perfetta per affinare il lavoro di squadra. Non vogliamo svelare tutti i progetti! Magari cercheremo altre tipicità da “salvare”…anzi, se qualcuno ha qualcosa da salvare, noi siamo pronti!”
I link da consultare: