A Faenza si è tenuta (27, 28 e 29 maggio) la XV edizione DAWE 2022 – Distretto A Weekend, l’appuntamento itinerante nel quartiere del centro storico ad alta densità artistica. Dopo la pausa Covid l’evento, che nel 2019 ha contato oltre 15 mila presenze, è torna nel suo format originale: sono state tre giornate caratterizzate da tre diversi appuntamenti, tutti sempre e comunque incentrati sull’unione di Arte e Cibo come motori di convivialità e condivisione.

Si sono riaperti i portoni e cortili con combinazioni uniche ed inedite di artisti, ristoratori e cantina: case che ospitano gallerie d’arte, uffici trasformati in piccoli ristoranti, vie che diventano bar a cielo aperto, e tutto quanto rende speciale il percorso sempre nuovo che contraddistingue questo weekend nel cuore della Romagna. 

Un format consolidato, con molte sorprese e risultati sempre nuovi, ma con una sostanziale novità organizzativa, nell’ottica di una ripartenza in sicurezza dei grandi eventi. Nella serata del venerdì,  quella della cena itinerante, da sempre la più vivace e frequentata, è stato inserito l’utilizzo di un braccialetto-pass per accedere ai luoghi della alle consumazioni. 

Come da tradizione un tema, inedito e inconsueto, unifica questa maratona, stimolando la creatività di chef, produttori, artisti, padroni di casa. 

“Facciamo una robina” è una vera e propria dedica ad uno dei fondatori del progetto, Valter Dal Pane, ristoratore ma soprattutto agitatore culturale. Nel decimo anno dalla sua scomparsa anche Distretto A si unisce al ricco programma di celebrazioni faentine, il Valzer di Eventi, intitolando la tre giorni con una delle sue frasi più ricorrenti. 

Diceva “Facciamo una robina” per farci sapere che gli stavano bollendo in testa nuove idee. Per noi è anche una variazione ai classicissimi romagnoli “Fata rôba”, “S’èla sta rôba”, “A fasé ‘na rôba”, declinati nel diminutivo che racconta anche come vogliamo rientrare in punta di piedi e con umiltà dopo questi mesi difficili per l’enogastronomia. Un nostro ritorno alle origini.

L’artista invitato a misurarsi con il tema “robine” è stato Nero/Alessandro Neretti, che lo ha ironicamente interpretato e con il quale le grafiche Sofia Banzola e Giulia B.Francalanci, hanno declinato per l’immagine coordinata dell’evento. L’artista era  presente anche con un suo evento venerdì 27 nello studio di architettura Bartoletti e Cicognani.

Particolare attenzione saporosare.it ha dedicato alla cena itinerante: realtà gastronomiche della città, ma anche ristoratori e cantine fra le più interessanti della regione, per una sola sera hanno aperto una postazione temporanea ed inedita nel quartiere faentino, arricchita dalla presenza di installazioni artistiche.

Come al solito la scelta è stata molto ampia. “Faremo una robina”: 46 spazi diversi, 24 ristoratori, 22 cantine, 5 birrifici e 9 cocktail bar. C’erano gli affezionati e storici locali del territorio, come Clandestino, Mens Sana, Osteria della Sghisa, San Biagio Vecchio e proposte pop up come Postrivoro e gli ormai istituzionali Senegal Boys (progetto food di vicinato inventato dallo stesso Valter). Moltissimi i locali della Romagna che hanno  scelto  Distretto A per le loro trasferte come Loco Squad, Marè, Locanda di Bagnara, l’Acciuga, e new entry come L’Osteria Del Povero Diavolo, Agrofficinina e Villa Monty Banks. Distretto A ha lasciato  sempre anche spazio ai progetti benefici, ospitando le raccolte fondi di Lioness, Aiuto Materno, La Bottega della Loggetta, Dress Again ed il Comitato dei Genitori della Scuola Pirazzini. Non è mancato neppure il “Baretto del Distretto A” con i drink di Monica E Tonica. 

Nella stessa sera hanno aperto le installazioni artistiche, con un percorso che parte idealmente da una ex officina. È il Blocco A, spazio liquido dall’indirizzo sempre diverso, galleria d’arte itinerante a cura di Distretto A, questa volta in collaborazione con Habitat, progetto di residenze e laboratori collettivi nato per rispondere al tema della rivitalizzazione dei borghi italiani e del loro patrimonio culturale. Per continuare come sempre in spazi ed interventi eterogenei: dalla scuola di quartiere, a case mai aperte prima che diventano piccole gallerie, a cortili che non hanno mancato un’edizione. Si passa dal Museo Zauli che celebrava nello stesso weekend il suo ventennale, alla nuova galleria Latte Project Space, per continuare in studi d’artista come quello dello scomparso Danilo Melandri. Mostre, case private, performance, dj set, conversazioni, parate, che si alternano nelle tre giornate, in un programma da consultare attentamente nell’oramai classico programma/mappa pieghevole.

Sabato poi è stata la volta della Cena in strada, laboratori e visite guidate, mentre domenica  colazione & visite guidate oltre a laboratori.

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