Uno stile inedito scritto in esclusiva da Simone Zanin e Raffaella Melotti per Saporosare.

Uno stile in linea col nostro magazine, sempre alla ricerca di quel particolare “quid” artistico che contraddistingue il gusto in ogni sua forma. Sul libro “Esercizi di Stille” di Simone Zanin e Raffaella Melotti, pubblicato per la Pendragon di Bologna, si trovano altri settantatré modi differenti per raccontare lo stesso vino, e gli autori, entrambi sommelier, si sono ispirati per scriverlo al famosissimo “Esercizi di stile” di Queneau.

La degustazione è un’arte difficile, e quello dei due sommelier è un esperimento linguistico pensato per uscire dagli stereotipi e per descrivere le sensazioni e le emozioni al di fuori di ogni schema, senza dimenticare la tecnica ma con un’apertura al vezzo e all’ironia. Perché cosa c’è di meglio che un divertissement enoletterario per dimostrare la complessità e la bellezza della lingua italiana e del vino, e unire insieme le due cose per invitare alla curiosità e alla sperimentazione?

Ecco quindi uno spunto, per chi ama il gioco e la sua serietà, per chi desidera uno stimolo che lo accompagni alla scoperta di vie nuove e suggestioni sempre in divenire. 

Artistico

L’impressione al levar del calice è di un rosso Tiziano screziato da tratteggi policromi granati da tardo divisionismo ottocentesco che mutano a seconda del punto di vista e della distanza.

Un vortice futurista di aromi avvolge repentinamente il nasolfatto con un tremor spavaldo di profumi inebrianti rossociliegioli sfuggevolmente arditi. Lavanda e campi di iris come mari in tempesta nei sobborghi di Arles, sfumature e tagli di aromi caravaggeschi che inondano di luce violenta la scena. Sul fondo: un calice, poche bottiglie, una tavola solitaria, metafisicamente immobili su sfondi sospesi, preludono ad ampie sfaccettature in una complessa danza pollockiana di colori e forme stratificate.

Al palato è verticale, sobrio, elegante, come una battaglia di San Romano che, tra rotondità e durezze, slanci e passioni, si sintetizza in un’unica immagine picassianamente scomposta e ricomposta. Non è davvero la serie pop ripetuta di un Warhol, né il ready made dada che, cogliendo qua e là tra i gusti, risulta sempre piacevole e preconfezionato. No davvero, questo Barolo bricco delle Viole 2007 di tenute Rossi è come un giudizio Universale che incombe definitivo sulla volta della Sistina, come il sorriso ineffabile di una Monna Lisa che si mostra pudica in attesa che la degustazione ne sveli le intenzioni, come un cavaliere blu espressionista di toni senza compromessi.

(Eliselle)

 


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