La sala vuota, la radio che fa scorrere le note dei successi anni Settanta, le pareti e il soffitto impreziositi da quadri, fotografie, sculture, murales. Il Gallo Azzurro e la sua atmosfera fuori dal tempo accompagnano le storie dell’oste, Leo, che sorride mentre racconta dei suoi tempi alla fine della scuola, tanti anni fa, quando è partito per un viaggio in India, il primo vero viaggio della sua vita.

“All’epoca si usava così, era una tradizione. Al ritorno avevo conosciuto un gruppo di ragazzi che sono diventati miei grandi amici, e avevamo avuto l’idea di produrre insieme i nostri prodotti in un agriturismo e venderli. Poi c’è stata l’occasione di aprire questa osteria. Quarantuno anni fa era una situazione di buona speranza, e la speranza insieme a un po’ di visione del futuro genera piccoli sogni. L’osteria nasce da questo. Nel corso degli anni si è mantenuto lo spirito su cui è stata fondata, e tutto quello che si vede qui attorno, dipinto, appeso alle pareti, tutte le opere e le sculture, è frutto di persone che sono passate di qua per stare in lieta compagnia. Proprio com’è scritto lassù, sul camino.”

Dalla fondazione, sono trascorsi quarantuno anni, e l’osteria è ancora qui a testimoniare un percorso che continua nel tempo.

“L’identità dell’osteria, che dai tempi del Medioevo si dava per scontata, è stata riscoperta, è un modo per stare insieme in modo consapevole. Quando l’abbiamo aperta c’era ancora l’onda lunga della ricostruzione, alla fine degli anni Settanta, e il mondo sembrava infinito. Col passare degli anni ci siamo divisi, la campagna non ha funzionato, così sono rimasto io con mia moglie e pian piano abbiamo riscoperto la forza delle tradizioni del territorio: su questo pilastro abbiamo deciso che avremmo costruito e portato avanti l’osteria, e che sarebbe stata la nostra particolarità.”

Da quel primo viaggio in India, Leo non si è più fermato e ha viaggiato tantissimo anche in bicicletta. Dai suoi spostamenti, oltre ai ricordi e alle esperienze personali, ha portato a casa anche numerosi insegnamenti: “Mi ero accorto che avrei dovuto puntare sulle specialità del luogo, perché chi viene qui si aspetta di trovare e vuole mangiare cotechino e tortellini. Abbiamo valorizzato quello con cui siamo cresciuti e in cui ci sentiamo più a nostro agio. Mia moglie ha fatto la scuola di cucina dopo la laurea, e abbiamo cercato di mantenere la qualità e l’umiltà in quello che facciamo.”

Al Gallo Azzurro sono custodi del tempo e della tradizione, ma non solo. È un luogo artistico, impreziosito da opere che sono regali di amici e di chi tornava a Sassuolo dopo aver visto il mondo grazie all’industria ceramica.

“Il murales è stato fatto in ventiquattro ore da Mauro Ingrami, una settimana prima di aprire. Rappresenta un uomo che si libera, una presa di coscienza di fronte alla vita, dove pian piano devi spogliarti delle sovrastrutture, fino ad arrivare alla consapevolezza: nasceva da quello che avevamo vissuto tutti insieme. Sempre di Mauro è un dipinto che raffigura la rincorsa inutile al denaro, e l’ho appeso vicino al camino. Il murales azzurro e blu sul camino, invece, è di Franco Huller, un artista molto giovane che abita a Praga e insegna grafica in un college inglese. Le fotografie sono un regalo di Uliano Lucas, fotoreporter che ha lavorato moltissimo in giro per il mondo. C’è anche un quadro di Albertino Gasparini che fece una mostra qui, e mi ha lasciato in dono una delle opere.”

Un’osteria costruita col passare degli anni anche con scelte ben definite in cucina.

“Non esiste nessun segreto particolare, in cucina: ci sono regole che abbiamo deciso di seguire come eliminare il precotto, utilizzare solo cibi freschi e usare ingredienti ottimi, come il Parmigiano per fare i tortelloni, il cotechino senza conservanti o l’aceto balsamico fatto nella nostra acetaia per condire il risotto. Chiaramente si può sempre migliorare, ma cerchiamo di fare quattro o cinque minestre al massimo a menù, perché le vogliamo fare bene.”

Dopo una vita passata a fare l’oste, Leo svela a SaporOsare un altro sogno nel cassetto.

“Se non avessi fatto questo mestiere, avrei fatto il giornalista: ho sempre amato scrivere, e ancor di più mi sarebbe piaciuto farlo legando la scrittura ai viaggi. Sono stato un viaggiatore, un tempo era tutto diverso, oggi la realtà è diventata molto omogenea, forse troppo, ma in fondo io rimango un sognatore.”

Il tempo non può cancellare quello che sei. Soprattutto quando sei in lieta compagnia.

(Intervista di Eliselle)

 

Osteria del Gallo Azzurro

Via Rometta, 242 – 41049 Sassuolo MO

tel. 0536 886031

http://osteriagalloazzurro.it/

 


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